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Napoli Corner

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Luigi bontà polito

Sono trascorsi 35 anni dal primo storico ed agognato scudetto conquistato dal Napoli il 10 Maggio del 1987. Conservavo ancora una copia di Napoli Corner nella versione originale in francese, ma su un supporto che oramai appartiene all'archeologia televisiva.
Con l'aiuto di mio figlio sono riuscito a digitalizzare un nastro magnetico vecchio di 35 anni. Non credevo fosse possibile. Ovviamente la qualità è scadente, ma la Memoria è Memoria e può anche prescindere dall'estetica. Napoli Corner è un film documentario realizzato da CANALPLUS.
La Tecnomedia, di cui ero presidente, curò l'organizzazione della produzione affidata dall'emittente francese alla regia di Bernard Bloch.
Il regista era solito entrare in realtà sociali "complesse" attraverso le cospicue risorse che CANA+ destinava allo Sport che già rappresentava, per il gruppo, il principale "main asset".
Prima di Napoli Corner (il titolo è tutto dire) Bernard ne aveva firmato uno sugli Ultrà della Dinamo Kiev (nel suo palmarès figuravano tredici campionati sovietici) documentando, per primo, la "ristrutturazione" (Perestrojka) del sistema sovietico avviato in quegli anni da Michail Gorbačëv. Ebbene si, proprio in Ucraina!
La parte redazionale di Napoli Corner fu affidata a Jacques Lanusse Cazalé della France Press coadiuvato, in loco, da due nostri giornalisti.
Alla realizzazione del documentario fu destinato un budget di circa 800 milioni di vecchie lire, una cifra enorme per l'epoca.
La nostra troupe fu la prima ad entrare nella vita privata di Maradona: nella sua casa, nella sua palestra, nella sua auto... una Ferrari Testarossa che Diego si fece verniciare nera.
Con Diego chiudemmo un contratto di 55 mila dollari per averlo in esclusiva per tre giorni. Davvero un'inezia se considerate che acconsentì a farci registrare anche un suo primo piano mentre, guardando in camera, pronunciava: "Lo sport c'est Canal Plus".
Canal Plus utilizzò per più di un decennio questo spot nel quale i campioni delle principali discipline sportive ripetevano la frase pronunciata da Diego.
Maradona testimonial "a gratis", proprio un bel colpaccio se paragonato alle più recenti questioni legate ai diritti di immagine.
Avrei tanti aneddoti da raccontare sul Pibe de Oro, ne scelgo uno che si verificò l'anno successivo quando il Napoli era in corsa per conquistare il suo secondo titolo consecutivo... poi sfumato: l'intervista che ci rilasciò il 30 Aprile del 1988, durante il silenzio stampa che precedette quel Napoli Milan che sarebbe andato in scena il giorno successivo allo Stadio San Paolo (oggi Diego Armando Maradona) gremito da 80 mila spettatori.
Una partita che possiamo definire, senza troppe esagerazioni, la partita più bella nella storia del nostro calcio.
L'esito fu un 3 a 2 per il Milan di Sacchi. Una sconfitta che compromise definitivamente per quel campionato, la conquista del secondo scudetto.
Al Centro Paradiso si accalcavano inviati da tutto il mondo. Ero lì con Ciro Greco e Marino Marquardt per la nostra videorivista NapoliONE. Come le altre troupe, anche noi bloccati dietro la cancellata chiusa per il silenzio stampa.
Passò Diego, lo chiamammo, "Ciao Diego, ma anche a noi è vietato l'accesso?" Diego ci salutò il ricordo dell'esperienza vissuta l'anno precedente era ancora vivo si avvicinò e rivolgendosi ad un addetto alla vigilanza...: "A loro falli entrare".
Entrammo e realizzammo una storica intervista durante la quale Diego caricò i tifosi napoletani: “voglio lo stadio pieno, e non voglio vedere nemmeno una bandiera rossonera”. Poi alla domanda: "E se domani perdiamo?"... lasciò scivolare la mano destra sul basso ventre nel più classico dei gesti scaramantici.
Non vi dico nel frattempo cosa accadeva fuori al cancello... la “buonanima” di Carletto Iuliano addetto stampa del Napoli fu circondato da decine di colleghi che gli chiedevano conto del perché fossimo stati gli unici ad essere autorizzati ad intervistare Maradona.
Ma il poverino non ne sapeva nulla, era stato Diego che ci aveva consentito di entrare fregandosene delle regole (come spesso faceva) imposte dalla Società. Perché Diego non è mai stato e mai sarà, un uomo comune.

posted by yomomma71y0